mercoledì 8 gennaio 2014

L'intervista di EcoAgenda: Giulio Di Chiara, MobilitaPalermo

Per la nuova rubrica "Le interviste di EcoAgenda" abbiamo voluto iniziare rivolgendo alcune domande a Giulio Di Chiara, presidente di MobilitaPalermo.

Salve dott. Di Chiara, partiamo da MobilitaPalermo, il vostro portale. Nasce da un’idea che risale al 2008, poi evolve in un progetto europeo. A cosa mirate nel breve termine e poi come orizzonti, come prospettive? 


Consolidare il format “MobilitaPalermo” è il nostro obiettivo trasversale.
È la nostra creatura primordiale e, visti i risultati ottenuti in termini di consenso e partecipazione cittadina, intendiamo provare a replicare altrove questa esperienza, così come tante persone ci hanno chiesto. Fare questo significa investire tanto tempo e risorse umane in una gran bella sfida che affronteremo nell’immediato futuro.  Vogliamo far evolvere ulteriormente il format mettendo a frutto l’esperienza maturata sino ad oggi e i tanti input ricevuti dall’esterno. Continueremo a confidare fortemente sul contributo di tutti gli utenti che ci seguono.
Il progetto “muovity” invece è la nostra prima esperienza di ricerca e progettazione di un servizio per la mobilità, finanziata dal MIUR nell’ambito del bando di “Smart cities, communities and social innovation”. Stiamo provando a riassumere in uno strumento pratico e innovativo, ovvero un portale web di social-carpooling,  le nostre idee di sostenibilità e innovazione applicate alla mobilità e finalizzate ad una vera e propria start-up d’impresa.
“muovity” è la nostra priorità imminente, anche per vincoli comunitari. Stiamo lavorando sodo e cercheremo di rendere alla collettività i primi risultati nel corso del 2014. 
Confidiamo che tra qualche anno la gente possa cambiare le sue malsane abitudini quotidiane anche grazie a iniziative del genere.


Occupandovi di mobilità in una città complessa come Palermo, che idea vi siete fatti in generale. In altre parole, al sistema di trasporti attuale incentrato sulla mobilità automobilistica privata, che genere di altro sistema sarebbe auspicabile?

In molte località non è facile rinunciare al mezzo privato, per l’oggettiva assenza di valide alternative. Qui a Palermo, come in gran parte del meridione, bisogna tenere conto del contesto infrastrutturale che, in alcuni casi, è assolutamente disastroso. Fatta questa doverosa premessa, è a mio avviso una questione culturale: molte persone “pretendono” di spostarsi con l’auto sempre. E purtroppo lo fanno, aumentando esponenzialmente le criticità per le strade. Non vi è una controprova, ma non sono sicuro che con mezzi pubblici efficienti a disposizione si assisterebbe ad un cambiamento repentino.
Occorre sedimentare invece una nuova cultura dello spostamento nel dna delle città, attraverso progettazioni mirate, scelte a volte impopolari e tanta, TANTA, attività di sensibilizzazione verso i più giovani.
Detto così sembrerebbe un’attività facile. In realtà, quando mancano interventi lungimiranti e seri da parte dei governatori, bisogna cavalcare l’onda laddove si presenta. Ad esempio, il recente picco dei prezzi dei carburanti ha costretto tanta gente a riscoprire la bicicletta. Bisogna battere il ferro finchè caldo e alimentare queste fiammelle con nuove infrastrutture per la mobilità sostenibile, così da sedimentare lentamente una “nuova” cultura, quella ad esempio della pedalata all’aria aperta che si lascia alle spalle problemi di parcheggio e di smog. 
Per “educare” i cittadini spesso bisogna colpire anche il loro portafoglio e tante città lo hanno già fatto introducendo ZTL a pagamento accompagnate da servizi pubblici efficienti.
Non possiamo pretendere rivoluzioni sociali in pochi mesi, bensì dobbiamo gettare le basi per il futuro. In tal senso auspico che i cittadini diventino sempre più monitoranti e incalzino le amministrazioni. Così come mi piacerebbe che tali tematiche venissero affrontate seriamente sin dalle prime classi delle scuole elementari.
Nel frattempo tante piccole idee stanno germogliando e potranno contribuire ad aumentare il valore delle nostre città.
Ma per rispondere in maniera secca alla domanda, vedo la bicicletta legata ai pochi mezzi pubblici efficienti l’unica alternativa immediatamente spendibile.

A Barcellona da qualche anno è in funzione – con grandi obiettivi – un programma di spostamento privato prevalente proprio in bicicletta che, come dicono loro, viene “pagato” dagli utenti delle automobili. È pensabile arrivare a questo anche nelle nostre città? 

Barcellona è una città che per caratteristiche mi ricorda molto la mia. Sebbene sia un po’ più grande, la sua conformazione urbanistica è abbastanza simile. Lì si è fatta una scelta programmatica e la si è perseguita con i fatti. Qui parliamo ancora del ponte sullo stretto. E’ questa la differenza.
Tuttavia, una rete capillare di postazioni bike-sharing è una soluzione sicuramente meno costosa rispetto a interventi infrastrutturali come linee ferroviarie, metropolitane e tranvie, ma va consolidata nel territorio con un sistema di provvedimenti che in qualche modo costringano cittadini e turisti ad utilizzarla a scapito dell’auto.
I comuni italiani spesso ricorrono ai fondi della programmazione comunitaria e altrettanto spesso non li spendono a dovere.
Se la volontà esiste e proviene dall’alto, tutto è possibile e replicabile.

Secondo noi “la sostenibilità ha cessato di essere un’opzione”, ma ci chiediamo cosa si potrebbe fare subito per invertire una tendenza che tutti sappiamo essere, appunto, insostenibile. Qual è la sua opinione?

Teoricamente la sostenibilità dovrebbe essere una scelta ovvia. E’ come se un imprenditore ideasse un modello di business che non garantisse la sopravvivenza dell’azienda nel futuro.
La cosa assurda è proprio questa. Spesso non abbiamo tangibilità dei danni che causiamo con i nostri comportamenti, quindi continuiamo a sostenerli.
Cosa si può fare subito? Tralasciando un attimo da parte eventuali discorsi politici che incidono sino ad un certo punto, credo che i cittadini debbano cominciare a contagiarsi tra di loro, condividendo buone pratiche nei più svariati settori. E’ come se venisse lanciata una moda: se tutti lo fanno, sono indotto a farlo anche io, senza per forza capirne le ragioni. I pionieri esistono in ogni disciplina, bisogna incentivare le loro attività.


In che modo il web 2.0, i social network, possono coadiuvare delle politiche sostenibili per la mobilità? 

Credo che i social (e il web in generale) veicolino bene le “mode”, intese come comportamenti diffusi tra la massa.
In tal senso, ritengo che la viralità possa divenire una buona arma di diffusione, per infondere curiosità sui temi a coloro che li disconoscono. Sono ottimi strumenti di informazione, ma anche di disinformazione, motivo per cui non li ritengo fondamentali al raggiungimento dell’obiettivo.
Il web offre differenti punti di vista e differenti analisi su un tema, ma la loro utilità prima di tutto è quella di  “fare comunità”. Motivo per cui alla base di un cambiamento va consolidato un gruppo di pionieri che può trovare il suo punto di incontro anche sul web (in tal senso, il web e i social abbattono le distanze e consentono collaborazioni tra diverse parti del mondo). La mobilità sostenibile prevede nella sua bibbia l’utilizzo di mezzi alternativi all’auto. Intorno a queste “nuove leve” potranno generarsi nuovi mercati e nuove filiere in tutto il mondo. In tal senso il web sarà fondamentale per tutti coloro che intenderanno inserirsi in questa fetta di mercato, sia come produttori sia come fruitori.


Ma auspico in primis che siano le amministrazioni comunali ad utilizzare il web in modo diligente, così da scoprire che esistono tante soluzioni innovative e a basso costo da poter replicare nel proprio territorio semplicemente copiando gli altri.



Per ulteriori informazioni sul progetto rimandiamo al sito mobilitapalermo.org

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