martedì 3 dicembre 2013

Non è dissesto, è disastro

Non facciamo speculazione su dei drammi che hanno segnato addirittura la fine di diverse vite, ma come può un blog che si propone di promuovere il dibattito sulla sostenibilità non parlare delle catastrofi meteorologiche che si stanno abbattendo sull'Italia in queste ultime settimane?
Non esiste alcuna possibilità di avere una politica ambientale congrua se non si parte dalla sicurezza complessiva del territorio a cui si fa riferimento.

Sappiamo di rischiare una semplificazione eccessiva, ma in realtà il problema è caratterizzato da due componenti principali: una generale, anzi globale, cioè il mutamento climatico e le sue conseguenze sulle precipitazioni, ed una specifica del nostro paese (e di quelli che si comportano come noi), cioè il cosiddetto dissesto idrogeologico.

Da un lato, la comprensione del tema globale ed il tentativo di porre un argine alle emissioni gassose nocive competono ad un complesso contesto internazionale, in cui dietro la questione dell'inquinamento si annidano delle evidenti ragioni geopolitiche (si è visto con quale esito nell'ultima conferenza di Varsavia - la Cop19 - di cui parleremo estesamente nei prossimi giorni) che rendono molto difficile un accordo vincolante ed efficace; e di conseguenza una possibile soluzione, tanto che ormai è abbastanza riconosciuto che anche gli obiettivi di Kyoto sono caduti nel vuoto.

Dall'altro, il bisogno non più rinviabile di resettare completamente il rapporto tra opere umane e natura in Italia. Da troppo tempo, come è noto, a causa di una speculazione e di una corruzione che si sono fatte via via endemiche nel sistema paese, la pioggia è diventato uno dei pericoli maggiori per l'uomo. E non soltanto perché più intensa e violenta, ma spesso per la mancanza del benché minimo equilibrio nello sfruttamento del territorio.
Nelle grandi città, e prima tra esse Roma, la rete fognaria stenta a far defluire l'acqua piovana per via dei detriti che ne ostruiscono il passaggio verso gli sbocchi previsti; ma ciò che è peggio è che interi quartieri hanno proprio nell'impianto fognario, troppo antiquato o semplicemente deficitario rispetto alle necessità, il proprio punto debole. Per non parlare di una miriade di opere di ingegneria civile completamente sballate, in primis le tante strade che non avendo alcuna capacità di drenaggio sono regolarmente trasformate in immense pozze, per finire con l'enorme quantità di edifici i cui piani interrati (box, garage e cantine) si allagano regolarmente per i più banali errori di calcolo sulla collocazione degli scarichi e dei tombini.
Ma nella provincia non va poi meglio. Non hanno numero i disboscamenti selvaggi nelle colline e l'abbattimento di argini, tutto con lo scopo di sfruttare terra e acqua nella misura maggiore possibile. Non a caso le più gravi tragedie degli ultimi anni si sono abbattute proprio in queste zone, in ultimo in Sardegna, Calabria e Abruzzo. Ma prima ancora nelle Cinque Terre, in Liguria, e a Sarno, in Campania.

Non è infrequente che i media mainstream ricorrano a termini come bomba d'acqua, tempesta tropicale, pioggia record. Ma in realtà, oltre a quello che è innegabilmente un mutamento delle condizioni climatiche come detto poc'anzi, risalta il vero e proprio disastro idrogeologico che è stato messo in atto con decenni di interventi sbagliati, nel migliore dei casi, e di veri e propri crimini contro il territorio avallati da pratiche diffuse di corruzione e malaffare nella pubblica amministrazione.
Per non farci poi mancare nulla, pur essendo ormai assodato che siano necessari ingenti investimenti riparatori, lo Stato destina una cifra sempre minore di denaro pubblico perché questi vengano effettuati.
Che senso ha, dunque, dolersi pubblicamente dei morti e dei danni, quando nulla di determinante si fa in questo campo? È possibile che non ci si renda conto che la ricostruzione di questo paese fin quasi dalle fondamenta non va visto solo come un costo puro (non si sa poi quanto compatibile coi vincoli di bilancio), ma come una necessità e insieme come un'opportunità di rilancio economico?




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