giovedì 28 novembre 2013

Forum QualEnergia - prima giornata

La prima giornata del VI forum organizzato dalla rivista QualEnergia (Legambiente) ha visto i suoi lavori concentrati sulla tematica delle politiche pubbliche per l'energia.
Nella prima parte, l'introduzione di Ferraris (direttore QualEnergia) ha indirizzato la discussione verso due ambiti: il problema dei troppi incentivi alla produzione tradizionale di energia, quella legata ai combustibili fossili, e la forza anticiclica della green economy, che può rivelarsi il fattore determinante per l'uscita dalla recessione. Ha anche sottolineato la scarsa attenzione dei media alla recente conferenza dell'Onu di Varsavia sul clima e lo sviluppo, che ha decretato il fallimento degli obiettivi di Kyoto ma non ha saputo dare spunti nuovi. 

Il direttore scientifico di QualEnergia, Silvestrini, ha parlato della sofferenza degli attori tradizionali del mercato dell'energia e del fatto che questo mercato si va tendenzialmente spostando da una compravendita di kilowatt a quella di servizi correlati alle forniture. Ha precisato come il fossile, ed in particolare il nucleare, come si può vedere in Gran Bretagna, non ha generato un abbassamento del costo dell'energia, anzi al contrario ha fatto puntualmente verificare un considerevole aumento delle bollette; motivo per il quale, oltre all'impatto ambientale, la scelta del nucleare si rivela ancor di più insensata. Passando a parlare di rinnovabili, Silvestrini ha ribadito la necessità di ribaltare la logica dell'approccio a questi asset: occorre favorire un cambio di orientamento dell'investimento individuale dal guadagno, come è stato fino a poco tempo fa grazie ai conti energia, al risparmio, che è comunque in epoca di crisi una forma di guadagno anch'essa.
È stata poi la volta del presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, il quale ha espresso con forza il concetto di una grande delusione nei confronti degli ultimi governi. È vero che manca una discussione sulla strategia energetica, come è vero che gli attori tradizionali stanno facendo un forcing pesante per disincentivare il passaggio di sistema che sembra per tanti versi invece inevitabile, ma il ruolo dello Stato e dei suoi principali organi decisionali è stato blando ed ha causato addirittura un arretramento. Simbolo di questa cattiva gestione del dibattito energetico è l'approvazione, in sede di discussione sulla legge di stabilità, dell'emendamento 99, col quale si vanno a penalizzare addirittura retroattivamente gli investimenti in impianti basati sulle rinnovabili.
Oltre quindi alla cancellazione di questo emendamento dannoso, bisogna cogliere, a suo avviso, l'occasione delle future elezioni per il parlamento europeo per riprendere a parlare adeguatamente di questi temi, poiché è l'Europa che decide e noi come Italia rischiamo di restare fuori da un trend positivo per lo sviluppo in maniera irreversibile. Va battuta dialetticamente un'idea perdente del paese che ci caratterizza da troppo tempo.

Nella seconda parte della mattinata hanno avuto spazio le imprese operanti nel settore delle rinnovabili.
Sintetizzando, sono emerse dai diversi interventi, una serie di suggestioni:

  • ci sono attori del mercato energetico e affine che hanno investito nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica ed hanno ottenuto grandi risultati economici, uniti ad un positivo impatto sull'ambiente
  • la mancanza di una pianificazione di largo respiro, così come esiste in Europa del nord ed in particolare in Germania, lascia questi operatori in un quadro di incertezza
  • questo denota una scarsa propensione della politica a farsi carico di intraprendere le azioni necessarie
  • comunque, seguendo il trend mondiale, stanno portando il sistema verso delle reti di produzione/distribuzione intelligenti
  • l'utente è ormai, almeno potenzialmente, una parte attiva del mercato dell'energia, sia come prosumer che come decisore rispetto al proprio habitat per quanto riguarda l'efficienza ed il risparmio
  • non è per forza necessario che lo Stato dia incentivi agli operatori, servirebbe in realtà la costituzione di un contesto normativo ed amministrativo favorevole (mercato credibile), e questo richiede un coraggio che finora non si è avuto, malgrado il settore sia strategico
  • c'è un problema di comunicazione, perché gli operatori del settore in qualche modo avanzano, ci sono eccellenze che anche fuori dall'Italia permettono di vincere grosse gare, ma il paese non è preparato e non li segue
  • le aziende-utenti devono evolvere, perché la bolletta energetica pesa tantissimo sui bilanci, ma non c'è la predisposizione a capire che si può e si deve intervenire tramite le consulenze dei professionisti del settore (ma c'è anche una barriera finanziaria che occorre rimuovere, perché altrimenti gli investimenti si bloccano, se le aziende non hanno credito per attuarli)

A margine si è potuto notare, nell'intervento di De Ambrogio di Enel GreenPower, un certo nervosismo nei confronti delle rimostranze dei territori alla creazione di impianti di produzione di gas tramite biomasse (tema su cui come blog torneremo quanto prima), che a suo dire creerebbero degli ostacoli costanti ed irragionevoli per questo tipo di interventi.


Al termine della sessione è intervenuto l'attuale ministro dell'ambiente Orlando (Pd). Il quale ha sicuramente sentito su di se il disagio di dover rappresentare il governo e quindi la maggioranza che lo sostiene, visto che il citato emendamento 99 è passato senza particolari ostacoli. Il ministro ha provato a cavarsela, mantenendo un profilo molto basso e comunque conciliante con l'uditorio. Ci ha spiegato che la sua posizione sull'emendamento è fortemente critica ed ha tenuto a presentare una serie di punti su cui il suo ministero sembrerebbe voler insistere nei prossimi mesi per ridare slancio e forza al settore delle rinnovabili e dell'efficientamento.

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